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Fano

Cenni Storici
Nell'antichità romana, Fano era Fanum Fortunae.
Cesare scrisse che la occupò appena passato il Rubicone. Il tempio della Fortuna, che diede il nome e l'origine alla città, sorse molto prima. Nel 207 a.C. fu combattuta, a qualche chilometro dall'abitato, la famosa battaglia fra Romani e Cartaginesi, storicamente conosciuta come battaglia del Metauro. La strada consolare Flaminia, che da Roma giunge a Fano, favorì certamente lo sviluppo del primo nucleo di abitazioni. Nel 540 Fano rovinò bruciata dai Goti di Vitige. I generali di Giustiniano, Belisario e Narsete, la ricostruirono (541-565). Fano fu centro della Pentapoli Marittima formata dalle città di Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia ed Ancona e Papa Giovanni VIII, per mettersi al sicuro fuori Roma, dimorò in questo centro nell'873. Nel 999 Ottone II donò Fano a Papa Silvestro II, mentre nella prima metà del secolo XII Pesaro e Senigallia posero assedio a Fano che fallì (1140) in seguito al patto di alleanza concluso tra Fano e Venezia. Nel 1241 la città fu assediata da Federico II che, non avendola potuta espugnare, si sfogò devastandone il territorio. Poi (1529) ebbe la dominazione di Manfredi, principe di Taranto. Al principio del XIII secolo Fano ebbe per qualche anno il dominio della famiglia d'Este e dopo violenti tentativi, i Malatesta imposero la loro dominazione sul territorio fanese. Caduta la signoria dei Malatesta, il territorio fanese passò al dominio diretto della Chiesa, opponendosi sempre tenacemente alle mire del duca di Urbino che voleva aggregarsi l'antica Fanum. Il I maggio del 1501 Papa Alessandro VI Borgia elesse il figlio Cesare vicario perpetuo della città, il quale, a sua volta, elesse Fano come sede del commissario generale per il ducato di Romagna. Caduti i Borgia, Fano tornò sotto il dominio diretto di Roma e poi sotto quello del principe di Macedonia, un papista che nel 1516 e nel 1526 dovette rifugiarsi nella rocca e difendersi dai sanguinosi assalti dei fanesi. Dopo altre peripezie, le forze di Lorenzo de'Medici furono assediate a Fano (1517) da quelle dei Della Rovere e, nel 1533, i principali partigiani dei Medici, furono uccisi nel palazzo Civico, dopo una violenta sollevazione popolare. Ma la lotta contro i tentativi dei duchi d'Urbino fu quella che più tormentò i fanesi. Il pontificato del concittadino Papa Clemente VIII, Ippolito Aldobrandini (1592-1605), non migliorò le condizioni anche se molti fanesi, che altrove avevano acquistato lustro e ricchezza, eressero palazzi signorili, fecero costruire e decorare templi, favorirono gli studi istituendo collegi ed accademie e quella che fu una famosa università che fu poi soppressa nel 1894 da Leone XII. Durante il periodo napoleonico Fano, nel Febbraio 1797, fu aggregata alla Repubblica Romana, della quale fu città di confine con la Repubblica Cisalpina. Questa delicata ubicazione fu causa di un vero martirio della città specie nel 1799, allorché cominciarono gli attacchi, gli sbarchi ed i saccheggi degli austro-russi-turchi, cui seguirono contrattacchi, saccheggi, fucilazioni dei francesi. Nel periodo del tramonto napoleonico, Fano ritornò città-confine fra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli perché Gioacchino Murat dichiarò suo confine il Metauro. Altre reazioni, altre lotte, altri contributi di sangue e di energia per la libertà, videro sempre i fanesi fra i primi sia nel 1815, che nel periodo dal 1831 al 1870. All'alba del 12 settembre 1860, battute le truppe pontificie, Fano si unì al regno d'Italia. Fano fu sede di un collegio dove sin dal 1680 si insegnava il diritto canonico e civile, filosofia, teologia e medicina. A tale collegio il 25 Febbraio 1729, Papa Benedetto XIII concesse il diritto di conferire lauree che avevano lo stesso valore di quelle delle università di Bologna, Padova e di qualunque altro Studio generale d'Italia, L'imperatore Carlo VI poi, con suo diploma del 23 Giugno 1731, dichiarava che le lauree concesse dalla università di Fano erano valide in tutto il Sacro Romano Impero e cioè in Germania, Italia Spagna e Francia. Papa Leone XII nel 1824 tolse il diritto all'università di Fano di concedere lauree. Tale diritto però fu tenacemente conservato fino al 1841, per un periodo quindi di 161 anni. Anche oggi Fano è un noto centro di studi.

Itinerari
Il Palazzo della Ragione: eretto nel 1299 è in stile romanico su grandi arcate cui sovrastano eleganti quadrifore che ricordano quelle del palazzo dell'Arengo a Rimini. Una torre fu innalzata nel 1739 sull'angolo occidentale dell'edificio. L'interno, celebre per aver ospitato nel 1357 il grande Parlamento della Marca che promulgò le famose Costituzioni Egidiane e per aver racchiuso, dal 1677, l'importante Teatro della Fortuna di Giacomo Torelli è, dal 1863, la sede del nuovo Teatro della Fortuna di Luigi Poletti.
La Corte Malatestiana: è costituita da due distinte fabbriche: quella di sinistra con quattro bifore su un porticato, risale al XV secolo: quella di destra con elegante loggiato è del 1544. Nel porticato, come nell'interno, sono custodite le raccolte del Museo Civico, ricco di ceramiche, sculture, cippi, sarcofaghi (per lo più risalenti ad epoche romane), maioliche, armi, monete, stoffe. Particolarmente notevole, nel porticato, il pavimento a mosaico venuto alla luce nell'ultimo dopoguerra. Nelle medesime stanze sono esposti quadri e affreschi costituenti la Pinacoteca Civica. Le opere più notevoli sono: una tavola di Giovanni Santi padre di Raffaello) raffigurante "La Madonna e Santi"; un politico di Michele Giambono; la famosa tela del Guercino raffigurante "L'Angelo Custode", la pala dell'altare con la "Resurrezione di Lazzaro" dei Morganti; la "Annunciazione" di Guido Reni e altre grandi tele del Ceccarini, di Simone Cantarini e di Mattia Preti.
Un altro notevole complesso monumentale formano, in via San Francesco, il Portico e il Convento del Santo di Assisi. Il portico, a tre arcate ogivali, ingresso alla trecentesca ex chiesa francescana custodisce gli interessanti monumenti funerari dei Malatesta; il Convento, dalle sobrie linee vanvitelliane, è oggi trasformato in Palazzo Municipale.
Per la città innalzano un suggestivo inno all'arte le tante Chiese che artisti di grido ingemmarono dei loro preziosi dipinti. Fra queste vanno segnalate: La Chiesa di San Pietro in Valle (1617): costruita con affreschi di allievi del Barocci e quadri del Ceccarini, del Cantarini ecc. Notevole il soffitto affrescato da Antonio Viviani detto il Sordo di Urbino. La chiesa di San Paterniano (1550): costruita su progetto del Sansovino, con elegantissimo chiostro rinascimentale e dipinti del Tiarini, Ridolfi e Bonone. Vi si ammira anche un crocifisso del napoletano Giacomo Colombo eseguito nel 1706. La chiesa di Santa Maria Nova (detta anche di San Salvatore): in una unica navata settecentesca in cui si trovano esposte: una tavola raffigurante "La Visitazione" di Giovanni Santi e due pale di altare con "L'Annunciazione" e la "Madonna e Santi" di Pietro perugino con predella attribuita al giovane Raffaello Sanzio. Notevole anche il coro quattrocentesco dei maestri senesi Antonio e Andrea Barilli La Basilica Cattedrale (secolo VIII): rinnovata in stile romanico nel XII secolo con bella facciata rielaborata e restaurata. Nell'interno, molto rimaneggiato, ma chiaramente romanico nella struttura generale, sono notevoli gli affreschi del Domenichino nella barocca cappella Nolfi, due tele di Ludovico Caracci e di Andrea Lilli e un pulpito frammentario con bellissimi altorilievi romanici. La ex chiesa di Santa Maria del Suffragio: con affresco del Trecento raffigurante il crocifisso, di scuola riminese. La chiesa di San Tommaso Apostolo, oggi dell'Adorazione: con un dipinto in tavola (1546) del pittore fanese Giuliano Persiutti raffigurante il Santo. La chiesa di Sant'Antonio Abate: con la "Sacra Famiglia" del Ceccarini e un "S. Antonio Abate" di Carlo Magini. La ex chiesa di San Michele: con facciata rinascimentale allietata dal ricco portale di Bernardino da Corona e dalla ricomposizione in bassorilievo dell'Arco di Augusto. Arco d'Augusto: questo arco onorario (porta principale della città romana) fu innalzato prima del 9 dopo Cristo, insieme con le mura di Fano, varco monumentale alla via Flaminia che qui raggiunge il mare. È a tre fornici con paramento esterno a grandi blocchi squadrati di pietra appenninica. Al di sopra della trabeazione sorgeva un porticato di cui restano pochi frammenti a causa del cannoneggiamento (1463) ordinato dal duca di Urbino. Unita alla parte interna dell'Arco è la Loggia di San Michele, restaurata nel 1925.
Eremo di Monte Giove: fondato dal monaco camaldolese Galeazzo Gabrielli di Fano nel 1650. Nella chiesa di stile barocco risalta il Coro. Il convento fu incamerato ai beni dello Stato in seguito alla soppressione napoleonica e di conseguenza abbandonato dai monaci. Nel 1925 fu riacquistato dai camaldolesi che tuttora lo occupano.
La Chiesa di San Pietro in Episcopio (vulgo S. Piruscuin): antichissima prima cattedrale paleocristiana in cui è leggenda sia stato sepolto il capitano Bartolagi da Fano caduto combattendo contro Attila nella difesa di Aquileia. Recentemente restaurata, è stata riaperta al culto.